Dal 08.05.2021 al 04.06.2021
A cura di Chiara Bandino, Francesco Biasi, Alice Benza, Angelica Rivetti
Testo di Angelica Rivetti
La riflessione sull’ampia e delicata tematica ecologica ha posto le basi per la nascita di nuove domande circa la possibilità di un cambiamento di sguardo – teorico ed estetico – nei confronti degli articolati rapporti uomo-natura e in particolare sulle dinamiche di coesistenza/convivenza che intercorrono tra l’essere umano e l’ambiente circostante, all’interno di una concezione tradizionalmente antropocentrica. Questa mostra vuole proporre una prospettiva alternativa che pone al centro la flora e il suo rapporto con il mondo antropizzato, partendo da una realtà della città e creando così una collaborazione con il Museo Civico di Storia Naturale di Verona. Con l’aiuto di Sebastiano Andreatta, conservatore della sezione di Botanica del museo, sono state selezionate due particolari tipologie di piante: le specie aliene o invasive, introdotte forzatamente dall’uomo (per azioni volontarie o accidentali) all’interno di ambienti diversi da quelli di origine, creando spesso squilibri negli ecosistemi; e le specie minacciate che sono invece a rischio di estinzione a causa di azione dell’uomo che vanno ad alterare le loro condizioni ambientali originarie. In entrambi i casi assistiamo ad una perdita di biodiversità. Da queste prime riflessioni, insieme al lavoro parallelo di curatela collettiva del progetto Versus incentrato sempre su tematiche di incontro-scontro tra l’uomo e la natura, nasce il tentativo di focalizzare questa visione concentrandola nello specifico sulle relazioni tra l’essere umano e le piante. Ed è qui che entra in gioco l’ecosofia, termine utilizzato per la prima volta dal filosofo norvegese Arne Næss nel 1960 e che al centro del proprio pensiero non pone più solo l’uomo, ma l’intera sfera ecologica, nella necessità di cercare una visione alternativa, poiché l’uomo è parte di un tutto senza però che esso continui ad assumere un ruolo privilegiato nel sistema ecologico. A partire dalle riproduzioni fotografiche dell’erbario del museo, quindi, prende avvio un’esposizione che esprime l’esigenza di rimettere al centro le piante, attraverso la selezione di un materiale eterogeneo al fine di costruire un percorso che ponga davanti al visitatore, riflessioni, domande, provocazioni, ipotesi. Lungo le pareti della sala principale della galleria si snodano molteplici sguardi sul tema: l’erbario (e lo storico di una singola pianta minacciata di estinzione che mostra il suo processo di lenta sparizione fino alla sua quasi definitiva scomparsa a causa di azioni nocive dell’uomo, scende delicatamente dal soffitto) e l’immagine di una pianta del tè racchiusa all’interno di una teca, portano lo spettatore a ragionare sul concetto di “possedere una pianta”: da un lato il botanico la possiede al fine di conservarne la storia e la memoria; dall’altro un display artificiale costringe il piccolo arbusto all’interno di un ambiente antropizzato nel quale l’uomo ha ricreato il suo habitat naturale con la volontà di possedere a scopo scientifico e divulgativo. Il discorso prosegue poi con i 5 poster neri (con i 5 testi corrispondenti) tratti dal libro A Bestiary of the Anthropocene, un progetto di Nicolas Nova e Disnovation: affascinanti, ironici, visionari, con un’estetica potente, sono immagini e parole che raccontano complessità e contraddizioni del presente attraverso una raccolta di piante, animali, minerali, funghi e altri esemplari presenti attualmente in una biosfera nella quale le innovazioni tecnologiche si intrecciano in nuovi corpi ibridi. Un’ipotesi, solo apparentemente distopica, di un possibile equilibrio tra il mondo naturale e la presenza umana: artificiale e sintetico ma dalle sembianze ancora vagamente organiche. Infine, la piccola sala della libreria ospita un’installazione costituita da 25 provette di vetro, incorniciate da una struttura in legno, nelle quali sono presenti degli esemplari di vegetazione spontanea raccolta in alcune zone della città di Verona e identificabili utilizzando il codice QR che affianca ogni esemplare. Attraverso l’interazione tra opera e spettatore è possibile riflettere sulla presenza di piante spontanee che crescono ai margini delle strade, dei marciapiedi all’interno del contesto urbano, piante a cui molto spesso non si presta attenzione, considerate spesso inutili o insignificanti. L’obiettivo principale della mostra, perciò, vuole essere quello di mettere in luce le contraddizioni tra i vari attori protagonisti di questo “racconto ecologico” nel tentativo di farli convivere, attraverso una (ri)scoperta – anche e soprattutto visiva – del ruolo della pianta che entra in modi differenti ad invadere l’ambiente antropizzato della galleria, per recuperare il suo spazio all’interno di questo ampio e complesso discorso.
A cura di Corpo Opaco, Fonderia 20.9, L’Aberrante, L’image à venir
Versus è un progetto di curatela collettiva nato per affrontare il tema dell’ecologia e della coesistenza attraverso la creazione di una proiezione che vede coinvolti i progetti di sedici fotografi internazionali. Nato da un’idea di Valerie della galleria L’Aberrante (Chevenne) coinvolge i team curatoriali di Corpo Opaco (Montpellier), L’image a venir (Bruxelles) e Fonderia 20.9 (Verona). Il progetto prevede una proiezione diffusa nei tre diversi paesi, un incontro nel parco nazionale delle Chevenne e un evento conclusivo ad Arles (Provenza) durante la settimana inaugurale del festival Le Rencontres de la Photographie. Gli artisti coinvolti sono: Arianna Senesi, Céline Clanet, Mélanie Paris, Helene David, Coline Jourdan, Léa Habourdin, Marina Caneve, Sofia Lopez Manan, Jan Stradtmann, Louis Perreault, Massimo Mastrorillo, Elena Aya Bundurakis, Marine Lanier, Yvette Monahan, Sebastian Lopez Brach e Marc Wendelski.
Testo di Rachele Ceccarelli (Corpo Opaco)
La parola Versus ci ha offerto alcuni importanti spunti per iniziare la ricerca sul vasto e complesso tema del pensiero ecologico, in relazione al suo senso etimologico e ai suoi molteplici significati: da un lato opposizione, contrasto, dall’altro un movimento, un andare verso. Interpretato come uno scontro, un conflitto, versus richiama le opposizioni binarie mente/corpo, cultura/natura, uomo/animale che hanno posto le basi per la cesura tra l’umanità e il suo ambiente che definisce la modernità. Pensato invece nel suo originale senso latino, come avverbio che indica il movimento, versus suggerisce un cambiamento di direzione, un possibile superamento di questa frattura apparentemente irreparabile. Se il rapporto con il nostro ambiente è stato spesso affrontato come appropriazione, occupazione o sfruttamento, portandoci all’attuale crisi ecologica crisi ecologica, forse possiamo anche provare a immaginare forme di convivenza rispettosa con l’incredibile pluralità di tutto ciò che non è umano, diverso dall’umano, irrevocabilmente intrecciato con l’umano. Pensare all’ecologia, allora, inizia davvero con la consapevolezza che siamo tutti parte di un’intricata “maglia”, come l’ha definita Timothy Morton, che l’essere implica sempre un essere-con e che esistere significa sempre coesistere. Fotografare ci permette di passare del tempo osservando da vicino ciò che ci circonda, di scoprire e meditare su le storie che abbiamo scelto di raccontare; quando scattiamo immagini, ci colleghiamo al mondo che stiamo fotografando, ci coinvolgiamo in un processo di co-risposta. In Versus, la fotografia è immaginata e vissuta come un “arte di prestare attenzione”, per prendere in prestito un’espressione dell’antropologo britannico Tim Ingold, un modo creativo di assistere, di prendersi cura degli organismi, delle creature, delle terre, delle persone che incontriamo. Un modo di entrare in relazione con loro e diventarne responsabili, come fotografi e spettatori. I fotografi creano racconti visivi pieni di immagini potenti e di evocazioni poetiche, presentati in una narrazione continua con partiture musicali che immergono ancora di più lo spettatore in questi mondi fatti di corpi, storie, natura e cultura. Immagini e idee risuonano, rispondono l’una all’altra, prendono nuove strade, invitandoci a ripensare i nostri modi di percepire, rappresentare e stare con il nostro ambiente. Per ri/immaginare nuove le relazioni di coesistenza ecologiche.
VERSUS + ECOSOFIA
08.05.2021 – 04.06.2021
FONDERIA 20.9
Via XX Settembre 67, Verona
ORARI
Mercoledì – venerdì 10.00-13.00 / 16.00-19.00 Sabato 10.00-13.00
CONTATTI
E.mail: info@fonderia209.com